martedì 24 febbraio 2009

Recensione teatrale: Casa di bambola - L'altra Nora

"Casa di bambola" di Ibsen è, a mio parere, una delle pièce teatrali più belle in assoluto. Per cui,saputo che sarebbe stata rappresentata alla Pergola, non mi sono lasciato sfuggire l'occasione e sono andato. E sono rimasto deluso, a dir poco. Sapevo che il testo era stato in parte riscritto e che l'intento del regista era quello di attualizzare l'opera; in realtà è stato fatto qualcosa di diverso, hanno sconvolto Casa di bambola. Proprio un'altra cosa, infinitamente peggiore.
Allora. Nora non la può interpretare una donna di mezza età come Lunetta Savino (dovrebbe essere poco più che una ragazza), però come avverte il titolo, qui si parla de "L'altra Nora". Vero. Però c'è un errore: più che di "L'altra Nora", sarebbe meglio parlare di "Un'altra Nora", perché è un personaggio diverso dall'originale.
La Nora di Ibsen è ingenua, remissiva, di un'allegria vaga e inquietante, infantile. Quest'altra Nora è una nevrotica con qualche tara psichica, credo perché dovesse rappresentare il disagio della modernità. Vabbè, è diversa ma può essere lo stesso un personaggio convincente. Purtroppo non lo è. La Savino per mostrare la schizofrenia di Nora sfocia nel ridicolo, arrivando a fare gesti e canticchiare in modo caricaturale e sguaiato, nemmeno fosse una Commedia dell'Arte. Il tragico è che il pubblico pensava si fosse a una Commedia dell'Arte, e rideva divertito alle stramberie esagerate e assolutamente fuori luogo di Nora. Ridere? Come è possibile rendere umoristico un testo come Casa di bambola, opera angosciosa, drammatica se ce n'è una? Passi la reinterpretazione, ma tradirne così smaccatamente lo spirito? Purtroppo quelli di Nora non sono i soli intermezzi comici (attenzione, non comici grotteschi con retrogusto amaro alla Pirandello, per interderci, piuttosto comici alla fratelli Vanzina): viene inserito un nuovo personaggio minore, un pony express cinese, che mastica sguaiatamente una gomma, e perdipiù alla fine la scaraventa contro la porta della casa di Nora tra le risate generali. No, è davvero troppo. Il risultato è che con l'inserimento di queste parti ridanciane, le parti tragiche, quelle vere di Ibsen, perdono clamorosamente di tono, perchè inserite in un contesto avulso. Il tragico monologo finale di Nora è disorganico col resto della rappresentazione, anche perchè vi esplodono i temi centrali dell'opera, il ruolo della donna, l'ipocrisia sociale, nella messa in scena non messi sufficientemente in risalto.
Infine c'è la ciliegina sulla torta. Adesso Nora si uccide. Così viene cancellato uno dei finali più belli della storia del teatro. La rinascita, l'andare alla ricerca di noi stessi, l'addio a una società falsa che gioca con noi come fossimo dei pupazzi ora non ci sono più. La risposta di questo improvvido ri-scrittore all'inferno di Nora è il suicidio, insomma c'è un leggero travisamento, anzi direi proprio rovesciamento delle idee di Ibsen. Più che di ri-scrittura, io parlerei di strazio di un capolavoro.
Almeno che tolgano dal titolo dello spettacolo "Casa di bambola", così che la gente non si confonda con l'originale.

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